Alessandro Bonaccorsi Disegno Brutto
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Se c’è una cosa che abbiamo imparato in questi due mesi di lockdown è questa: non fare nulla è difficilissimo!

Appena ci hanno detto che dovevamo stare a casa abbiamo trovato mille e più modi per riempire il tempo, per “farlo fruttare” e non sentirci alla deriva, senza uno scopo.

Fare tanto per fare

Pensiamoci bene: quante volte ci concediamo il lusso di fare qualcosa così, tanto per fare? Poche. E quante, invece, ci concentriamo sul risultato o su come dovrebbe essere fatto? Troppe.

Cerchiamo sempre la perfezione, ma così facendo ci neghiamo la possibilità di sperimentare, di errare (nel doppio significato di sbagliare e di vagare senza meta).

Ecco, invece, che inseguire il niente può essere molto utile, soprattutto se vogliamo sviluppare la creatività.

Sì, la ricerca della perfezione è una gran trappola e oggi ne vorremmo parlare con Alessandro Bonaccorsi.

Alessandro è l’ideatore del Disegno Brutto, un progetto pensato per tutti quelli che dicono di non saper disegnare.

Ciao Alessandro, raccontaci un po’ di te.

Lavoro da tanti anni, per lo più come visual designer, formatore, autore e facilitatore grafico.

Tutto ciò che faccio ruota intorno all’idea che il pensiero visivo possa trovare nel disegno il suo strumento di applicazione più potente e immediato.

Alessandro Bonaccorsi Disegno Brutto

Alessandro Bonaccorsi
Visual Thinker

Com’è nata l’idea del Disegno Brutto?

Un po’ per caso, un po’ per la mia voglia di divulgare idee e approcci singolari. L’obiettivo principale, tuttora intatto, è di far capire alle persone che il disegno è uno strumento necessario e insostituibile per pensare e fare. Certo, bisogna usarlo in modo diverso da come ce lo insegnano a scuola e sui libri…

 

Qual è il potere del Disegno Brutto e in che modo il disegno può insegnarci a vedere diversamente?

Il potere del disegno di per sé è fortissimo, però farlo in un modo non giudicante, intuitivo, senza progetto e senza preoccuparsi del risultato è molto liberatorio. Da lì si inizia a percorrere una via che attraverso il disegno ci fa vedere le cose diversamente, perché con i segni possiamo andare alla scoperta dell’essenza delle cose e cambiare proprio la filosofia con cui guardiamo il mondo. È difficile da spiegare in poche righe, credo si debba partecipare ad un mio corso o almeno leggere il libro “La via del disegno brutto” per capirlo. Non lo dico per farmi promozione, ma proprio perché è più complicato di quel che sembra dal titolo. 🙂

 

Come e perché dovremmo portarlo nella nostra quotidianità (lavorativa e non)? 

Perché ci aiuta a pensare meglio, a guardare le cose da un’altra prospettiva, a capire e farci capire, a sviluppare le idee oppure anche solo a passare il tempo in un modo fattivo e generativo. Non ha controindicazioni ed è molto economica come attività. D’altronde, gli esseri umani hanno sempre disegnato…

 

“Eh ma io non so disegnare…” Quanto è difficile scardinare questa convinzione?

Difficile ma non impossibile. Si capisce che la maggior parte dei condizionamenti sul disegno sono imposti dalla società in cui viviamo: da come ce lo insegnano a scuola, da come venga considerato uno strumento da bambini o da artisti, da come sembri un’attività inutile o almeno accessoria alla conoscenza. Ma quando lo si capisce e si trova la via, non ci si ferma più, ve lo assicuro (ho visto quasi 1500 persone nei miei corsi e gran parte di loro non si sono più fermate!)

 

Cos’è secondo te la creatività?

Una qualità che hanno molti animali cosiddetti intelligenti e che mette insieme intelligenza, fantasia e pratica. Tutti ce l’abbiamo e la usiamo più di quanto non si pensi. Certamente, la creatività non è decoupage, non è una tecnica e non è collegata al talento. È un modo di pensare che tutti possiamo applicare nel momento in cui vogliamo risolvere un problema.

 

“Il niente è un grande risultato” è un bel mantra. Dacci due dritte per smettere di inseguire la perfezione e allenare la creatività.

Per inseguire il niente quando disegniamo basta pensare che la mente non sia la nostra parte più intelligente e dare fiducia alla mano: seguire la linea e capire dove vuole andare. L’altra è di capire come non sia necessario dare subito un significato alle cose che facciamo: l’importante è fare, il senso può arrivare anche dopo. O forse no…

 

I mestieri creativi sono spesso denigrati. Svelaci il tuo “segreto” per essere preso sul serio e far passare il valore del tuo lavoro.

Mah, è una domanda a cui è difficile rispondere… Non ci sono mestieri creativi, dato che la creatività è un modo di fare. Diciamo che ci sono mestieri che sono considerati meno utili di altri, superflui o difficilmente misurabili. La bravura sta nel fare cose che abbiano un impatto (positivo) sulle persone, in modo che capiscano quanto effettivamente quella cosa possa essere utile. 

Prima di lamentarsi bisogna sempre rimboccarsi le maniche e fare, fare, disfare e rifare. E fare le cose per dare qualcosa agli altri (sia un committente o un pubblico) e non per accrescere il nostro ego o per quietare con il consenso le nostre insicurezze.

Questa intervista fa parte della nostra rubrica Creatività in cui cerchiamo di scardinare il concetto di creatività come dote innata e soprattutto di far capire che non è prerogativa degli artisti ma una qualità da sviluppare in ogni ambito. Puoi leggere le altre interviste qui.

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Laura & Francesca

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